GIUSTIZIA & SOLIDARIETÀ

13.07.2012 02:20

Brevi considerazioni su termini e concetti assai spesso confusi.

 

 

Giustizia: La virtù morale per la quale si riconosce e si rispetta il diritto di ognuno mediante l’attribuzione di quanto è dovuto secondo la ragione e per legge.

 

Solidarietà: Azione spontanea o concordata rispondente a una sostanziale convergenza o identità di interessi, idee, sentimenti.

 

(Vocabolario della lingua italiana di G. Devoto e G.C. Oli)

 

 

 

Tutto appare come sufficientemente chiaro no? Eppure non è sempre così.

Da parte mia verifico assai spesso che esiste una confusione tra un’azione ispirata da senso di Giustizia ed un’ispirata dalla Solidarietà.

Non di rado, infatti, capita che a fronte di gravi problemi di sussistenza o, che ne so, di alloggio, ci si senta rispondere: “Provate a rivolgervi al volontariato o alla chiesa... sono così buoni e comprensivi”.

Questo per la verità comincia ad andarmi un po’ stretto.

Per tentare di spiegarmi farò alcuni esempi:

 

  • E’ giusto Assegnare duecentoottanta euro ad una persona cui una commissione medica ha riconosciuto l’impossibilità di auto-mantenersi perché invalida?
  • Se queste ristrettezze economiche non consentono alla persona di sfamarsi o di avere un tetto sulla testa, è corretto credere che questi problemi siano risolvibili con la solidarietà di qualcuno?
  • Un sistema produttivo che non sa accogliere le persone disagiate è semplicemente poco solidale o piuttosto, come io credo, è ingiusto perché da più importanza al guadagno di alcuni anziché mirare al benessere collettivo?

 

 

Se, come cita il vocabolario, per giustizia sociale si intende “il fine, assegnato alla politica sociale ed economica, di garantire l’eguaglianza dei diritti di tutti i cittadini e l’equa ripartizione dei beni secondo le loro necessità”, allora non posso non definire ingiusta l’attuale situazione.

Delegare ad alcuni la soluzione di questi problemi senza che l’intera società sappia interrogarsi “sull’equa ripartizione dei beni secondo le necessità” e “sull’eguaglianza dei diritti di tutti i cittadini” non ci porterà a costruire una Civiltà. Infatti, se continueremo ad accettare che uno Stato prima ti giudica invalido e poi non ti assegna il necessario per vivere - per inciso vorrei ricordare che nei parametri di Mastricht non è inserito il “minimo vitale” nonostante solo l’Italia e la Spagna non lo assegnino... ma si sa la lobbie dei barboni non è così influente - ; se continueremo ad appellarci alla solidarietà senza dire chiaramente che è ingiusto dar vita ad una società dove non c’è posto per tutti ed in modo particolare per coloro che non possono più essere economicamente produttivi, non daremo un grande contributo al “progresso ed al benessere collettivo”.

Insomma io credo che non si possa chiedere e credere che siano solo coloro che sono motivati da sentimenti di fratellanza e solidarietà a combattere le emarginazioni, le esclusioni, le povertà...

Ed anche il Volontariato deve interrogarsi su questo: se si limiterà a rispondere da soli  ai “bisogni” delle persone senza avere il coraggio di denunciare cosa origina le loro sofferenze, se non saprà trasferire all’intera società il continuo susseguirsi di richieste d’aiuto, diventerà un tappabuchi.

Lo spirito di solidarietà che lo anima non deve portarlo a cercare le risposte al proprio interno, il volontariato non deve mirare all’autosufficienza. Dovrebbe piuttosto essere consapevole che molte cose non vanno per il verso giusto per l’indifferenza della politica e, ahimè,  della gente rispetto a coloro che soffrono: chi comprende che i diritti civili non spettano solo ai ricchi, ai belli, ai buoni, ai simpatici ma spettano a tutti deve saperlo testimoniare e saperlo denunciare. C’è una sola via capace di portare alla costruzione di una società civile, quella che si ispira alla Giustizia.